Nell’estate 2021 ho vagato un po’ per le alpi: la scusa è stata verificare se il Leichtenstein esiste davvero. In realtà l’itinerario l’ho deciso giorno per giorno, o meglio ora per ora.
Una volta tornata, mi sono fermata un attimo a pensare e ho raccolto le emozioni del viaggio.
Buona lettura!
Due settimane sono nulla, giusto il tempo di abituare le gambe a muoversi tutti i giorni e ricordarsi dove sono le cose nelle borse che è già tutto svanito.
Cercavo il fresco vicino a casa e l’ho trovato: la strada per arrivarci non aveva ostacoli, ma solo zone ancora inesplorate del mio essere cicloviaggiatrice.
La protagonista del viaggio cullata in un prato e protetta dalle montagne.
Sono stati giorni in cui era difficile non sorridere ogni singolo minuto. Capitava spesso che, pedalando, ridessi da sola dicendomi “che figata, però! Ci pensi?”. Mi sembrava di essere una tartaruga: lentissima, ma con la casa che si muove al ritmo delle gambe.
Proprio quel ritmo che ormai era diventato così confortante mi ha portata a svalicare le Alpi: se me lo avessero detto non ci avrei creduto. Invece, in un momento di incoscienza (o forse di estrema lucidità mentale, chissà) ho pensato che quest’estate avrei fatto un no-train-trip senza pormi limiti. Perché si sa, “i limiti, come le paure, sono spesso solo un’illusione” (Celebre frase di M. Jordan durante il suo discorso per la Hall of Fame del 2009).
I tornanti finali: gli ultimi 3km del passo Maloja. In cima al primo passo svalicato in bicletta: Maloja pass 1815m.
Alcune volte è capitato che, vedendomi in difficoltà sulle salite, gli automobilisti mi chiedessero “vuoi un passaggio? Carichiamo anche la bici e in un attimo sei su”. La mia risposta sicura “no grazie, pedalo volentieri” li lasciava proseguire con un grande punto di domanda e una palese, anche se non esplicitata, constatazione: questa è tutta scema.
Avevo anche deciso che non sarei andata a mangiare al bar e così è stato: spesa, panini, fornello e quella sensazione impagabile di autonomia.
L’unica cosa che non avevo deciso era la risposta alla domanda che mi hanno fatto in tanti “dove sei diretta?”: come d’abitudine di giorno in giorno stabilivo quello che sarebbe stato il punto di partenza per il giorno seguente.
Dopo un bagnetto rinfrescante nel fiume è il momento di cucinare la cena sul fornelletto. Tenda, fornello e birretta… What else?
Pensare al momento che stai vivendo e non pensare al futuro, a quello che viene dopo, è uno dei significati che do alla parola libertà. Se viaggio (anche) per sentirmi libera, ne scopro la meta sempre e solo a itinerario finito.
Che poi, il percorso pedalato finisce, ma siamo sicuri che un viaggio possa finire?A me piace credere che ogni esperienza rimanga viva con una flebile fiammella dentro di noi e tutti quei fuocherelli servano per alimentare il falò che per continuare ad ardere ha un estremo bisogno di aria nuova.
Tramonto sulle sponde di un laghetto svizzero poco prima di piantare la tenda.