Sono una delle tantissime persone che hanno cominciato a mettere le pelli “grazie” al covid. 

Prima, però, facciamo un piccolo passo indietro: la mia passione per lo sci nasce più o meno nel momento in cui ho cominciato a camminare. Fin da quando ho messo quei piccoli sci di winnie the pooh, è come se si fosse attivata una calamita tra me e la neve: non ho mai passato un anno senza sciolina sotto ai piedi e quando andava di lusso riuscivo addirittura a fuggire dal caldo estivo per rintanarmi su qualche ghiacciaio.

Sono sempre stata abituata a sedermi comoda sulla seggiovia e mi sono sempre coccolata sui percorsi battuti dai gatti. Mi piaceva far correre la lamina degli sci stretti sulla neve compatta e mi limitavo a leggere o guardare i filmati dei pazzi avventurieri in neve fresca.
Poi, però, mi sono accorta che era come se fossi rimasta incastrata in un binario, come se girassi sempre sulla stessa giostra senza nemmeno guardare quali altre attrazioni ci fossero intorno a me. 

Quindi inverno dopo inverno, pensavo a quanto potesse essere bello uscire da quelle lingue di neve ordinata; insomma, la piccola esploratrice che è in me aveva cominciato ad incuriosirsi e voler scoprire cosa c’è oltre.


Durante l’inverno 2020 ho cominciato ad assaggiare (nel senso proprio del termine visto che ero spesso con la testa nella neve) la famosa powder, quella per cui tutti smaniano ed io non capivo perché. Alla seconda curva ho capito. In una frazione di secondo si è attivata un’altra calamita in me: gli sci larghi avrebbero cominciato un braccio di ferro lungo tutta la stagione con i loro rivali stretti.

Poi è arrivato il covid: impianti chiusi e montagne libere di respirare. L’unica possibilità per poter mettere gli sci ai piedi è usarli anche in salita. Così ho colto la palla al balzo (si ok, ma senza esagerare: quando ci sono gli impianti aperti non disdegno qualche comoda seggiovia ogni tanto) e mi sono affidata all’attrezzatura che da un anno mi guardava bramosa di uscire dal garage.

Ci è voluto un attimo per familiarizzare con il “beep beep” dell’artva, con le pelli che mi tengono ferma sulla neve e con quei (maledettissimi) attacchini che, per le prime uscite, mi hanno richiesto troppi minuti in bilico prima che riuscissi a chiuderli.
Alla fine dei conti, però, è bastato poco e già nel corso della prima gita mi sono resa conto che è una gran figata!

“Ma perché non mi sono incuriosita prima? Mannaggia a me!”

Per ogni week end che passava l’obiettivo dell’inverno 2021 era cercare una nuova gita: sicura per non correre rischi (inutili, al momento), semplice perché alla fine è un anno che non mi allenavo e possibilmente lontano dagli impianti per godermi la montagna nuda, coperta solo da quella soffice coperta bianca.

Avevo trovato finalmente il modo per tornare a fare un po’ di sana fatica che mi era tanto mancata, per stare all’aria aperta in mezzo alla natura e dire “ce l’ho fatta”.
Allora via! E’ iniziato un susseguirsi di sali e scendi dai pendii lombardi e valdostani in balia dei dpcm e, paradossalmente, non avrei potuto esserne più contenta; mi divertivo come una matta anche a salire, cosa che davvero non avrei mai immaginato.


Alla fine, se ci penso bene, il motivo per cui sono rimasta stregata dallo sci alpinismo è sempre il solito: puoi andare -condizioni meteo e fisiche permettendo- ovunque tu voglia.
Ora non resta che aspettare la dama bianca per risalire di nuovo su questa giostra tanto affanosa quanto liberatoria.